A Milano tutti conoscono la fermata della metropolitana M1 Molino Dorino, ma quanti sanno da cosa deriva questo nome?
Questo nome deriva dalla Cascina Molino Dorino, cascina che si trova a cento metri in linea d’aria dall’uscita della stazione del metrò. Il vecchio capolinea della metropolitana M1, per ironia della sorte, potrebbe segnare il capolinea della sua storia.
La storia della cascina
La mappa del Claricio del 1659 accenna di un mulino in questa zona, (la grande ruota si vede dalla tangenzialina che collega il Sempione e la Tangenziale Ovest), la cascina venne costruita per chi lavorava e per contenere le cinque macine, i cui meccanismi venivano fatti funzionare grazie all’acqua del fontanile Cagnola. La roggia venne utilizzata fino agli anni 60 quando, dopo la costruzione di altre strutture, venne prosciugata.
Per i produttori della zona il mulino macinava riso, frumento e lino per produrre olio, e la sua attività, nonostante l’assenza di acqua, proseguì fino gli anni ’80, grazie all’elettricità.

In una mappa ottocentesca il mulino della cascina venne denominato Molino Lauzi, dal nome dei precedenti proprietari. Qualche tempo dopo venne acquistato dalla famiglia Dorino e, nel 1929, furono realizzati dei restauri al mulino e vennero costruiti gli appartamenti che resero a forma di ferro di cavallo, come oggi la vediamo. In quell’occasione furono anche rafforzati gli argini dell’Olona che nelle vicinanze correva scoperto, a causa delle esondazioni abbastanza frequenti che arrecavano danni alle colture. Ora il fiume è stato ingabbiato sottoterra, come molti corsi d’acqua milanesi.

Nel 1934 a Molino Dorino arriva come affittuaria la famiglia Cavioni e sono i fratelli Mario e Giovanni gli ultimi conduttori.
Nell’86 venne aperta la fermata dell’M1 e oggi il Molino Dorino è completamente circondato dai fabbricati del terminale della metropolitana, dalla Motorizzazione Civile e dalla cosiddetta Tangenzialina.
Il progetto su Molino Dorino
Il terreno su cui sorge la cascina, circa un ettaro occupano per lo più da orti, deve essere espropriato e completamente trasformato. La variante al piano regolatore prevede l’abbattimento dell’antico insediamento per ospitare l’ampliamento del deposito del metrò, un nuovo capannone-officina in grado di custodire 24 treni. E’ stato scelto proprio quel terreno perché al di sotto c’è già una galleria che collega la linea ferroviaria.
L’avviso di esproprio è arrivato nel 2006. «Da allora non abbiamo più potuto fare investimenti, ma il nostro sogno sarebbe riportarla a vivere con attività in sintonia con la sua storia. Siamo in contatto con un forno cittadino, vorrebbe trasformarlo in un luogo di produzione a km zero. E pensiamo anche a un ostello e forse a un coworking»
Così affermano i Cavioni, proprietari attuali che hanno fatto ricorso al Tar (Tribunale Amministrativo Regionale) e chiesto alla sovrintendenza di porre un vincolo. La sovrintendenza non ha ancora dato una risposta ma i documenti contenenti la storia della cascina sono già pronti.

Il Municipio 8 ha dato parere contrario all’abbattimento e chiede al Comune di edificare il deposito in un altro capolinea, magari a Bisceglie. «La cascina è di rara bellezza, in buono stato ed è uno dei simboli della storia della periferia Nord Ovest. Siamo profondamente contrari al suo abbattimento» dice Simone Zambelli, presidente del Municipio di zona 8.
Condivide la stessa idea RURALIA, Associazione Italiana per il Recupero Unitario delle Realtà Agricole e dei Luoghi, che ha raccolto 2000 firme, mandate al Consiglio Comunale, per impedire l’abbattimento di Molino Dorino.
Ora Ruralia sta cercando di organizzare una giornata a giugno in cui la “cascina aperta” potrà essere fruibile e visitabile da tutti. Una giornata in cui poter vedere le possibilità di questo luogo, nel caso in cui Molino Dorino rimanesse una cascina e non solo una fermata del metrò.

Brava continua a documentare la vita delle cascine esistenti.